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Square design hand lettering illustration ipad pro ipad pro art lettering procreate texture type design typography Riacquisita la precedente denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli, il club non mutò il proprio logo; per contro, sulle divise da gioco comparve uno stemma privo di corona circolare, che rimandava al design degli emblemi adottati dal Napoli nei decenni precedenti. Stadi e campi da gioco Stadio Silvio Piola (1976-2021, 2021-) · Five, storica mascotte della rete televisiva Canale 5; sia la squadra sia l’emittente erano all’epoca di proprietà di Silvio Berlusconi, e «Dudy» era il soprannome del suo secondogenito Pier Silvio. Non solo l’emblema, ma più in generale la comunicazione visiva della società fu contraddistinta dal ricorso alle insegne araldiche, intese come strumento evocativo della memoria storica. Tra la fine degli anni 2010 e l’inizio degli anni 2020, la comunicazione visiva del club ha cominciato a essere caratterizzata dal sempre più frequente utilizzo di una nuova variante del logo, che, inizialmente, non rimpiazzò, ma, in qualche modo, affiancò quello tradizionale, ponendo in essere un graduale processo di avvicendamento: le forme che componevano il logo – disco e corona – sono state svuotate del proprio riempimento cromatico e, dunque, semplificate, lasciando in essere il solo contorno.

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L’inconsueta «N con asinello», però, fu dismessa già alla fine di quel campionato e per la stagione successiva si ritornò all’ormai tradizionale «N» napoleonica. A cavallo tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, il Napoli utilizzò uno stemma detto «a botte», ovvero uno scudo ovale tagliato alle estremità inferiore e superiore. Per la stagione 1971-1972, infatti, fu riprodotto sulle copertine degli abbonamenti lo stemma del Regno delle Due Sicilie, privo di ornamenti esteriori e modificato in un punto dell’arme: il punto di Portogallo era stato sostituito da uno scudetto azzurro, caricato della «N» in Times New Roman. A partire dalla stagione 1989-1990, la pratica di adoperare più varianti dello stemma cadde in disuso e l’unico logo adoperato fu quello con corona bianca, scritta nera, disco centrale azzurro e «N» bianca. La riproduzione dell’emblema realizzata per le maglie della squadra azzurra, però, non rispecchiava il medesimo design: difatti, lo scudo era bianco (ovvero azzurro per le divise da trasferta) e su di esso campeggiava una «N» azzurra (ovvero bianca per le divise da trasferta) in maiuscolo e priva di grazie. Le nuove casacche, infatti, recarono un emblema che, partendo dallo stemma del 1962, lo rivisitava: immutata restava la forma dello scudo, il cui fondo, però, era uniforme e di colore azzurro, il cavallo inalberato, invece, era sostituito da una «N» maiuscola senza grazie, sempre d’azzurro, collocata nell’ovale bianco.

È da evidenziare, però, che, diversamente dagli emblemi cuciti sulle maglie della squadra, lo stemma realizzato per i distintivi a spilla dati in omaggio agli abbonati, presentava sì la forma tonda – fondo azzurro, con bordo dorato – ma differivano le fattezze della «N»: anch’essa d’oro, infatti, risultava dotata di grazie. Il nuovo emblema del club, dunque, mutò anzitutto nella forma, divenendo quest’ultima quella di uno scudo francese moderno; al centro del campo, che era azzurro, campeggiava la N napoleonica d’oro, che, però – ed è questa la novità maggiormente rilevante – era accompagnata dai tre gigli borbonici, sempre in oro, disposti due al di sopra e uno al di sotto di essa; infine, la bordura rossa dell’arme reale venne declinata in una filiera d’oro. In seguito all’intervento della Federazione, contraria all’iniziativa, la dirigenza del club fu costretta a non avvalersi più dello stemma reale. Venne adottato, infatti, uno stemma che richiamava l’arme d’Angiò moderno, «d’azzurro, a tre gigli d’oro, alla bordura di rosso» – ovvero una delle insegne araldiche proprie della Casa Reale di Borbone. Lo stemma in argomento aveva la forma di un poligono quadrilatero curvilineo (coricato sul lato lungo), sul cui sfondo azzurro, bordato d’oro, si stagliava una «N», sempre dorata, non dissimile da quella classica, ma riprodotta «schiacciata» e in corsivo tipografo (per adattarsi alla forma del quadrilatero) e dotata di grazie alle estremità e a entrambe le intersezioni tra diagonale e verticali.


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